E poi la siccità si impadronisce di te, le parole restano attaccate alla gola, non riescono a uscire, impigliate nelle secche delle mancanze. Il terreno arido crea buche profonde come precipizi ed estese come strade. Sembrano sottili ma c’entra tutto il dolore che si prova. Quasi a proteggerlo, a volerlo preservare dalla sconfitta. Ma perché dovremmo preservare il dolore dalla sconfitta: lui deve essere vinto. Il dolore, se non ha il suo spazio, la sua vita, il suo alito, non può scomparire nel mirato piacere. Deve prima esistere, deve prima respirare, deve prima crescere per morire. E allora restiamo lì con le parole distese, che non si muovono, troppo dolore, troppi pensieri le tengono schiacciate nell’aridità delle mancanze di penisole di umidità dove attingere la spinta per risalire le rapide. Non si può lasciare al tempo la scelta di riuscire. Siamo noi il tempo. Lo viviamo, lo respiriamo anche nel dolore. Il dolore sono tante sensazioni: fisico, mentale, sono pensieri, sono emozioni, sono sentimenti. Lo spazio che cerca, per un po', per uscire fuori… facciamoglielo trovare. Solo così le parole troveranno di nuovo la sorgente per giungere ancora a dire, a narrare, a scoprire la serenità, la scompigliatezza e diventare ancora pensieri.
Abbi Cura Di Te
Luisanda Dell’Aria
Roma 29 luglio 2022