Abbi Cura Di te
Luisanda Dell’Aria
https://luisanda-dellaria.weebly.com/
Il mio punto di vista cambia… sulla sedia “dell’ospite”. Non l’ho fatto pensando. L’ho fatto e basta. Un attimo di stanchezza in una giornata che a volte si attarda e proprio non vuole finire. L’idea non era cambiare, dunque, il mio punto di vista, semplicemente muovermi, alzarmi, spostarmi… distrarre il tempo. E mi sono ritrovata ospite di me stessa. Una strana sensazione: divento improvvisamente sana, per un attimo: l’attimo della sorpresa a ritrovarmi dall’altra parte. Un passo e sono di là: non ho niente, è il posto della compagnia, è il posto del non ho io il cancro e sono spaventatissima: non so che significa, non so cosa si prova. Mi vedo tranquilla, la calma raggiunge anche me ma non è mia. Un passo e sono di qua: nel mio posto: sulla mia poltrona a prendere il mio esercito liquido che mi aiuta a tenere a bada il cancro. Casualmente e inconsciamente ho fatto eruttare un vulcano: non è uscita lava, lapilli ma pensieri, parole, emozioni. Sono rimasta parecchio seduta là. Le immagini scorrevano una dopo l’altra. La prima volta e poi la seconda, la quarta, la decima, la ventesima… e lei, mia sorella, lì, ogni volta che poteva: sono state tante e le amiche, sempre pronte, sempre disponibili, quando non poteva o la vedevo stanca. Non ci riflettiamo mai abbastanza ma fare “l’ospite” stanca. E così sono riuscita a immaginare la fatica di mia sorella, seduta per ore insieme a me, in un mondo che non le apparteneva: il mio mondo: la mia realtà. Chi ha il cancro, paradossalmente è più forte di chi non lo ha. Ne sono profondamente convinta. Lui, entra in casa e spazza via l’eternità. Entra in casa e dice a chiare note: bene ragazzi, vi ricordo che si muore! Tutta la famiglia si ammala, gli amici. Soffrono tantissimo soprattutto i sani proprio perché non ce l’hanno e non sanno contro chi combattere. Restano in balia delle onde. Della paura. Della sorpresa. Del tuo sguardo. A volte la burrasca è così forte che scappano via: lontano. Non riescono a starti vicino. Non è facile. Mettiamoci per un istante dall’altra parte: siamo sicuri… E poi non sempre abbiamo braccia aperte per ricevere l’amore che cercano di dare: lo confondiamo, lo critichiamo, ce ne sentiamo indeboliti: e se fosse commiserazione, pietà, tristezza? E se fosse amore? Da quella sedia dell’ospite possiamo vedere, sentire, ascoltare e possiamo capire, forse, chi è stato con noi. La stanchezza mentale e fisica che può arrivare, che può fare allontanare, distaccare, prendere aria, respirare chi è stato tante volte con noi. Quella sedia, capitata così all’improvviso, per caso, carica di emozioni… Mi porta in giro nei ragionamenti e le domande che bussano sono tante. A volte trovo le risposte, a volte no. E allora è diventato il mio esercizio ogni volta che vado a prendere il mio esercito liquido, guardo la sedia e penso: ora mi sposto: provo a mettermi nei panni della compagnia! Non è facile fare proprie le emozioni di un’altra persona, già il tentativo emoziona e spaventa. Il cancro spaventa. La paura di prenderselo. La paura di non farcela. Ma io l’ho preso. Lo combatto. E chi mi sta di fronte… come è davvero la sua strada accanto a me?
Abbi Cura Di te Luisanda Dell’Aria Parlo, racconto, incontro donne tutti i giorni che non sanno che esiste il cancro all’ovaio, non sanno a cosa devono stare attente. Allora mi fermo e spiego quanto è importante conoscere, sapere, essere informate per poter intervenire in tempo e avere salva la vita. L’informazione è la prima forma di prevenzione che può salvarci la vita. 5300 si ammalano, ogni anno, di cancro all’ovaio. L’80% non supera i cinque anni dalla diagnosi. Viene scoperto tardi, vengono sottovaluti i sintomi. Sono malesseri banali che facilmente vengono confusi con patologie minori… molto lontane dal cancro. Ma, se si ripetono costantemente, tutti insieme, può essere cancro. Invece, raramente si indaga, raramente si svolge un’indagine accurata. La conoscenza è piena di buchi neri che ancora restano vuoti di quelle informazioni che non arrivano alle donne e possono salvare la vita. Quando ho scoperto, nel 2016, di essermi ammalata mi sono sentita tremendamente sola: tutti gli oncologi conoscevano i sintomi, gli altri medici NO, io NO. L’informazione era rimasta incastrata chissà dove, chissà perché. Che sia l’ignoranza, la non conoscenza a tentare di uccidermi non riesco proprio ad accettarlo. Ho scritto Abbi Cura Di Te (gratis al link luisanda-dellaria.weebly.com), desideravo parlare a tutte le donne, informarle, renderle consapevoli. Sono sei anni che percorro strade in salita, in discesa, raramente piane ma non mi fermo, vado avanti con la mia voglia di restare viva, con il coraggio che non mi fa arretrare di un centimetro. Lui, il cancro, vuole uccidermi; io, convinta più che mai di restare viva. Dobbiamo parlarne, a gran voce: se non ne parliamo non esiste! Dobbiamo aiutare le Associazioni impegnate sul territorio nazionale, una per tutte l’ACTO (Alleanza Contro Il Tumore Ovarico), a portare in giro l’informazione, ad aiutare le donne. Dobbiamo costringere, con il nostro impegno, il SSN a intervenire convintamente con una campagna informativa verso la prevenzione del cancro all’ovaio. Sono consapevole che non esiste ancora uno screening ufficiale ma questo non può giustificare il silenzio assordante sul cancro all’ovaio.
Aiutatemi ad aiutare le donne, aiutatemi a portare in giro l’informazione! Abbi Cura Di TE Luisanda Dell’Aria Roma 20 settembre 2022 (Le storie sono parte di me, la penna va… e se tu vuoi leggile!)
“In quel nascondiglio ti sei rifugiata e non sei mai più voluta uscire. Quando la mia voce ti ha chiamata la tua corazza ti ha protetta e sei riuscita ancora a dire no. Ma quella non è una corazza, sei tu che la usi così. Quando non si riescono ad affrontare i propri demoni, le proprie paure, i propri fantasmi costruiamo rifugi inconsapevoli che ci proteggono dalla realtà che non vogliamo vedere. Ho cercato di strapparti al tuo nascondiglio: vorrei conoscerti. Vuoi vedermi? Si dice che si risorge dalle ceneri. Bisogna aspettare però che il fuoco smetta di ardere e il tuo fuoco, cinquant’anni dopo, ancora incendia la tua mente e non dà spazio al cuore. No. La tua risposta. Senza spiegazioni. Senza perché. Hai scelto la tua prigione ma non la mia. Frammenti. Parla a me ma si rivolge a lei. Il dolore l’ha lacerata, contusa, sfregiata. Me lo dice con una domanda. Tu come l’hai fatto?” Cosa? “Il cancro. Come l’hai fatto?” Capisco cosa intende. Non vuole la mia risposta. Le sue parole, il suo dolore hanno bisogno di uscire fuori, cercano sponde in grado di accoglierle anche solo ascoltando. Nulla più intorno a noi ha senso. Solo io e lei. Potremmo essere in qualunque posto: siamo io e lei. “Un velo le copre la testa, una veste il corpo fino ai piedi.”
Una madre prende, una madre lascia, una madre dà, una madre toglie anzi non ha mai dato. È davvero giusto dire: non ha mai dato? L’animo umano è uno scrigno di perché spesso irrisolti. Le scelte insopportabili sono quelle che, nel nascondiglio, riusciamo a sopportare: le neghiamo di fronte a noi! Hai fatto saltare la serratura dello scrigno ma la scelta era così pesante che è rimasta incastrata sul fondo. Incapace di muoversi, incapace di destarsi e guardare fuori: irrisolta, sola! Si è chiusa in una prigione ma ha messo te fuori. Tu cammini la tua strada, lo hai sempre fatto, in questo difficile mondo da comprendere, cercare di capire; ne intravedi la bellezza, la scopri ogni giorno e la vivi. La vita che vivi ti è stata donata. Avrebbe potuto esserti negata: invece no. Quel no non lo ha detto, non ne è stata capace. Quel no non detto ha significato la tua vita fino ad oggi, e domani e fino alla fine dei tuoi giorni. Quel no non detto è vita. È il no che conta, che ha un senso. L’amore negato non lo capirai mai fino in fondo. Ma l’amore dato è quello che hai avuto: è il più importante: è la vita donata. Quel no è tutta la tua vita. Sei tu. “Vorrei riuscire a vedere la luminosità delle tue parole, dei tuoi pensieri. Una parte di me risplende sì, ma l’arco scuro resta ancora sopra la mia testa e a volte la sua ombra sopravanza il mio passo rendendolo incerto. In questi momenti i miei confini smarginano nelle incertezze; la domanda mi aggredisce e mi schiaffeggia ancora una volta: perché? La risposta non ha la stessa prepotenza… non ha! La strada… non ha! Resta sospesa, irrisolta, abbandonata anche lei al tempo che passa, al vuoto che non si colma mai. Un pozzo senza scala e senza corda. Profondo e nero. Vedo la luce, a volte vicina, a volte lontana e cammino senza sosta, con me stessa incontro all’uscita. Non mi stanco, io cammino. “ Quando ti guardi intorno cosa vedi? “I miei figli, mio marito, i miei genitori, la mia vita…: non avrei avuto questa vita, questo amore. Non avrei avuto me come sono e io mi amo tanto.” Ecco l’inizio della risposta. “E la fine… Quando troverò la fine? Sarà quella a non far smarginare i miei confini nelle incertezze.” È dentro di te. Uscirà fuori. Il tempo la farà emergere, le lacrime la nutriranno, le carezze che saprai darle le daranno il coraggio. Devi guardarti, scrutarti, cercarti nel buio, amarti nel silenzio, nella solitudine. Aprire le tue ferite, guardarle e curarle. Provare la paura di amare davvero. Ami davvero quando sei disposto a lasciar andare. Quando sei disposto a perdonare. Quando sei disposto ad amarti come sei, con le tue imperfezioni, i tuoi buchi neri, le tue severità, le tue leggerezze. Quando sei disposto a vedere cosa c’è di te che non ti piace, e poi amarti ancora. Una mattina ti sveglierai e sarai fuori dal pozzo. Sarà tutto così normale che non te ne accorgerai subito. Forse passerà del tempo: farei scelte, ragionamenti, affermazioni che ti faranno riflettere un attimo dopo averle fatte e dette. Ti scoprirai diversa, più leggera, in quel momento capirai e riuscirai a dire grazie per la vita che mi hai dato, che non mi hai negato: ora posso dirti addio, buona vita! “La vita è strana ma da qui sembra un bene così prezioso…!” Luisanda Dell’Aria Roma 1 settembre 2022 |
AUTORENon smetterò mai di sognare e amare! ARCHIVIO
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