E la sento parlare, con una naturalezza disarmante, della sua potenziale prossima strada. Lo dice nella leggerezza del pudore di chi nel profondo del proprio cuore non vuole credere alla realtà ma nello stesso profondo sa che la realtà che sta raccontando è proprio vera ed è proprio la sua. Prova a fare un salto, a cavalcare una iperbole fino a incastrarsi nel declivio della curva: speriamo di arrivare al prossimo Natale… Avrebbe voluto dire. Ma l’avventura è personale, strettamente personale. Spero di arrivare al prossimo Natale… Dice.
Sarebbe stato un plurale maiestatis solitario, un ossimoro. La distrazione di chi vuole sentire il calore delle mani dell’altro raggiungerla. Di chi, nella realtà dei fatti cerca una rassicurazione. Annaspa nell’illusione della comprensione e incontra invece reazioni di scherno, di difesa. Lei prova a spiegare… Compare il silenzio. È meglio!
Il nervosismo di lui diventa sempre più spesso e sempre più spesso diventa insopportabile. Qualunque pensiero di lei, idea, desiderio… qualunque parola, comportamento, necessità si infrange nello stridore dell’incomprensione. E le uova sono tutte rotte: una poltiglia giallastra dalla quale non si può ricavare neanche una frittata, che sarebbe buona: alla fine! Ma il suo sorriso, anche se a volte mischiato alle lacrime, non perde, ostinato, la voglia di presenziare a tutti i suoi giorni, nella sua vita tanto incerta. Lei, così convinta di dover onorare la vita, di dover respirare e sorridere e agitare le mani a suon di musica, non smette di credere che ora c’è, e domani, e dopodomani.
È quello che conta davvero: crederci profondamente. E lei ci crede. E io ci credo.
E così le uova le ricompriamo e si riparte. Magari oggi va meglio. Magari oggi lui capisce. Riesce a vedere su che strada è salita lei e non sarà più reattivo, non userà più lo scherno. Ma di nuovo arriva lo scherno, la reazione, la voce disadorna di comprensione con al collo invece una collana di livore.
Lei non molla la presa, vuole vivere, a tutti i costi, la sua difficile vita. Lui vuole strappare, distruggere, seppellire la parola difficile e conservare la parola vita. Ma vita, da sola, non esiste più. Ora esiste difficile vita. Che lei vuole vivere fino in fondo. Lo dice. Lo pretende. Lo urla con il suo sorriso.
E sento le loro parole scontrarsi e infrangersi…
No, io voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo con te.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo con te e i bambini.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo con te e i bambini ogni minuto della mia esistenza.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. Tu non mi vedi. Mi guardi, ma non mi vedi. Mi senti, ma non mi ascolti. Non vedi i miei occhi, il mio sorriso, il mio desiderio di vivere adesso, ora, nell’istante che rincorre l’istante.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. Tu non ti vedi più, non ti riconosci, sei il tuo estraneo, il tuo spavento di notte. Ti rifugi in tutti gli anfratti che ti sembrano vita e non la trovi, non la riconosci più. Non c’è più. Esiste difficile vita ma non la vedi. Sei furioso. Sei scontroso. Sei quello che non pensavo fossi!
Vedi quella nuvola lassù, immagina di poterci salire sopra. Mettiti seduto, è comoda, respira e guarda chi sei.
Io provo ad aspettare che ti trovi… anche nella mia difficile vita ma tu fai presto.
Abbi Cura Di Te
Luisanda Dell’Aria
Roma 13 giugno 2023
Sarebbe stato un plurale maiestatis solitario, un ossimoro. La distrazione di chi vuole sentire il calore delle mani dell’altro raggiungerla. Di chi, nella realtà dei fatti cerca una rassicurazione. Annaspa nell’illusione della comprensione e incontra invece reazioni di scherno, di difesa. Lei prova a spiegare… Compare il silenzio. È meglio!
Il nervosismo di lui diventa sempre più spesso e sempre più spesso diventa insopportabile. Qualunque pensiero di lei, idea, desiderio… qualunque parola, comportamento, necessità si infrange nello stridore dell’incomprensione. E le uova sono tutte rotte: una poltiglia giallastra dalla quale non si può ricavare neanche una frittata, che sarebbe buona: alla fine! Ma il suo sorriso, anche se a volte mischiato alle lacrime, non perde, ostinato, la voglia di presenziare a tutti i suoi giorni, nella sua vita tanto incerta. Lei, così convinta di dover onorare la vita, di dover respirare e sorridere e agitare le mani a suon di musica, non smette di credere che ora c’è, e domani, e dopodomani.
È quello che conta davvero: crederci profondamente. E lei ci crede. E io ci credo.
E così le uova le ricompriamo e si riparte. Magari oggi va meglio. Magari oggi lui capisce. Riesce a vedere su che strada è salita lei e non sarà più reattivo, non userà più lo scherno. Ma di nuovo arriva lo scherno, la reazione, la voce disadorna di comprensione con al collo invece una collana di livore.
Lei non molla la presa, vuole vivere, a tutti i costi, la sua difficile vita. Lui vuole strappare, distruggere, seppellire la parola difficile e conservare la parola vita. Ma vita, da sola, non esiste più. Ora esiste difficile vita. Che lei vuole vivere fino in fondo. Lo dice. Lo pretende. Lo urla con il suo sorriso.
E sento le loro parole scontrarsi e infrangersi…
No, io voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo con te.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo con te e i bambini.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. E io la voglio vivere sorridendo con te e i bambini ogni minuto della mia esistenza.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. Tu non mi vedi. Mi guardi, ma non mi vedi. Mi senti, ma non mi ascolti. Non vedi i miei occhi, il mio sorriso, il mio desiderio di vivere adesso, ora, nell’istante che rincorre l’istante.
No, voglio solo la parola vita.
La parola vita non esiste più. Esiste difficile vita. Tu non ti vedi più, non ti riconosci, sei il tuo estraneo, il tuo spavento di notte. Ti rifugi in tutti gli anfratti che ti sembrano vita e non la trovi, non la riconosci più. Non c’è più. Esiste difficile vita ma non la vedi. Sei furioso. Sei scontroso. Sei quello che non pensavo fossi!
Vedi quella nuvola lassù, immagina di poterci salire sopra. Mettiti seduto, è comoda, respira e guarda chi sei.
Io provo ad aspettare che ti trovi… anche nella mia difficile vita ma tu fai presto.
Abbi Cura Di Te
Luisanda Dell’Aria
Roma 13 giugno 2023