SONO SU UN CRINALE
Facciamo un esperimento, non è la prima volta che lo faccio e lo trovo molto utile.
Dico sempre, scrivete, scrivete quando siete di traverso, quando vi alzate storti, quando siete tristi, quando le cose non vanno. Cercate di raddrizzare la giornata con la carta e la penna. Sono i miei migliori strumenti.
Alzarsi storti può dipendere da tanti motivi. La mattina è partita proprio male. Ho provato a nascondere gli occhi dietro le lenti da sole. Stavano meglio, più ritirati. Mi ha aiutato a stare rintanata. Ora sono nel mio studio, ho abbassato la serranda anche se sono solo le sei del pomeriggio, ho bisogno di quiete. Tutte le luci di casa sono accese, ho bisogno di aria e la luce me la regala. Quiete e aria. Amerei molto l’inverno se non portasse con sé il buio. Nel pomeriggio ho cercato di restare in silenzio, solo una musica leggerissima di sottofondo, colori delicati. E poi mi vedo brutta, sono la stessa di sempre ma stamattina i miei occhi carichi di nubi dipingono un’altra me. Devo trovare la mia me, quella che mi piace. La devo trovare dentro di me. Sta lì, lo so, devo solo tirarla fuori. È rintanata, nascosta. Non ha voglia di parlare. Non cerco mai nessuno quando mi sento così, la solitudine mi accarezza, è il mio spazio preferito.
Cosa c’è che non va. Cosa mi pesa. I pensieri che fanno finta di passare veloci e invece sono lentissimi e si fanno leggere bene, con chiarezza. Stazionano indifferenti davanti al mio malessere. La situazione, per ora, è tranquilla, ma sappiamo tutti molto bene che può mutare in un momento. Ecco cosa, ogni tanto, mi fa scivolare. La consapevolezza di essere su un crinale. La consapevolezza di poter scivolare quando meno te lo aspetti.
Le orchidee che mi hanno regalato le mie amiche hanno i getti nuovi. Sono su un crinale.
Devo ancora smontare l’albero e la casa ha ancora tutti gli addobbi in giro. Sono su un crinale.
Ho il freezer pieno di roba che non posso mangiare. Sono su un crinale.
I miei nipotini ridono gioiosi e io li amo tanto. Sono su un crinale. E fanno arrabbiare la mamma. Sono su un crinale.
Fumo le mie adorate sigarette e bevo un’ottima tisana. Sono su un crinale. Sto scrivendo sono su un crinale ma vedo una piccola insenatura che forse può far riposare questo pensiero. Sono su un crinale.
Ho una fotografia bellissima sulla mia scrivania: io, mia mamma e mia figlia nel giorno del matrimonio che ridiamo pazzamente. Ricordo benissimo quel momento. Gli scatti fermano attimi di vita che ritroviamo ogni volta che li guardiamo se siamo bravi a entrare nel ricordo e possiamo sentire gli odori e i sapori di quel momento. Provare lo stesso sentimento.
È una pagina, una pagina lenta che sto scrivendo, il crinale è lì.
Poi ho un’altra fotografia sulla mia scrivania: io e mia figlia ragazzina. Ricordo benissimo dove eravamo, il momento, la situazione. Stavamo ridendo.
La poltroncina sulla quale sono seduta è la stessa di quando ero ragazza, la tappezzeria ovviamente no. Ma la poltroncina sì. Mi ricordo quanto stavo comoda, è per questo che la presi a casa di mia mamma. Anche la scrivania è la stessa sulla quale studiavo da ragazza. Bellissima, di ciliegio, un classico intramontabile. Un po' come un tubino nero e un filo di perle. Certo sì, anche due gocce di Chanel… Sulla scrivania mi fanno compagnia anche Crudelia Demon. Regalo di mia figlia: mamma ci somigli! Mi sa che non è un complimento! Un piccolo minerale bellissimo, regalo di mio nipote Lucio Marco e una piccola conchiglia, regalo di mia nipote Demetra: nonna, puoi sentire il mare. L’ho presa in mano e l’ho avvicinata all’orecchio. Ho sentito il mare. Bisogna crederci per sentirlo.
La mia tisana è quasi finita. Ho sentito il mare.
Anche oggi non ho smontato l’albero e tutti gli addobbi sono ancora in giro, lo farò domani. Ho sentito il mare.
Le mie matite, tutte con la punta in su, creano un arcobaleno nel mio portapenne. Ho sentito il mare.
La piccola funicolare di Lisbona, anche lei sulla mia scrivania, mi fa sorridere dei giorni con le mie amiche. Ho sentito il mare.
Porto da parecchi mesi due orologi e ogni tanto mi domandano perché. Raddoppio il tempo. Dopo il primo attimo di stupore la complicità di chi ha posto la domanda mi raggiunge. È un abbraccio e me lo prendo tutto. Ho sentito il mare.
Sentire il mare nelle conchiglie, portare due orologi per raddoppiare il tempo sono il cuore che crede nella vita. E anche se sono su un crinale, e tutto può cambiare nell’attimo sconosciuto, mi prendo la leggerezza dell’esserci ora, la sua delicatezza, l’agilità per restare in bilico. Ho sentito il mare.
Abbi Cura Di te
Luisanda Dell’Aria
Roma 22 gennaio 2023
Facciamo un esperimento, non è la prima volta che lo faccio e lo trovo molto utile.
Dico sempre, scrivete, scrivete quando siete di traverso, quando vi alzate storti, quando siete tristi, quando le cose non vanno. Cercate di raddrizzare la giornata con la carta e la penna. Sono i miei migliori strumenti.
Alzarsi storti può dipendere da tanti motivi. La mattina è partita proprio male. Ho provato a nascondere gli occhi dietro le lenti da sole. Stavano meglio, più ritirati. Mi ha aiutato a stare rintanata. Ora sono nel mio studio, ho abbassato la serranda anche se sono solo le sei del pomeriggio, ho bisogno di quiete. Tutte le luci di casa sono accese, ho bisogno di aria e la luce me la regala. Quiete e aria. Amerei molto l’inverno se non portasse con sé il buio. Nel pomeriggio ho cercato di restare in silenzio, solo una musica leggerissima di sottofondo, colori delicati. E poi mi vedo brutta, sono la stessa di sempre ma stamattina i miei occhi carichi di nubi dipingono un’altra me. Devo trovare la mia me, quella che mi piace. La devo trovare dentro di me. Sta lì, lo so, devo solo tirarla fuori. È rintanata, nascosta. Non ha voglia di parlare. Non cerco mai nessuno quando mi sento così, la solitudine mi accarezza, è il mio spazio preferito.
Cosa c’è che non va. Cosa mi pesa. I pensieri che fanno finta di passare veloci e invece sono lentissimi e si fanno leggere bene, con chiarezza. Stazionano indifferenti davanti al mio malessere. La situazione, per ora, è tranquilla, ma sappiamo tutti molto bene che può mutare in un momento. Ecco cosa, ogni tanto, mi fa scivolare. La consapevolezza di essere su un crinale. La consapevolezza di poter scivolare quando meno te lo aspetti.
Le orchidee che mi hanno regalato le mie amiche hanno i getti nuovi. Sono su un crinale.
Devo ancora smontare l’albero e la casa ha ancora tutti gli addobbi in giro. Sono su un crinale.
Ho il freezer pieno di roba che non posso mangiare. Sono su un crinale.
I miei nipotini ridono gioiosi e io li amo tanto. Sono su un crinale. E fanno arrabbiare la mamma. Sono su un crinale.
Fumo le mie adorate sigarette e bevo un’ottima tisana. Sono su un crinale. Sto scrivendo sono su un crinale ma vedo una piccola insenatura che forse può far riposare questo pensiero. Sono su un crinale.
Ho una fotografia bellissima sulla mia scrivania: io, mia mamma e mia figlia nel giorno del matrimonio che ridiamo pazzamente. Ricordo benissimo quel momento. Gli scatti fermano attimi di vita che ritroviamo ogni volta che li guardiamo se siamo bravi a entrare nel ricordo e possiamo sentire gli odori e i sapori di quel momento. Provare lo stesso sentimento.
È una pagina, una pagina lenta che sto scrivendo, il crinale è lì.
Poi ho un’altra fotografia sulla mia scrivania: io e mia figlia ragazzina. Ricordo benissimo dove eravamo, il momento, la situazione. Stavamo ridendo.
La poltroncina sulla quale sono seduta è la stessa di quando ero ragazza, la tappezzeria ovviamente no. Ma la poltroncina sì. Mi ricordo quanto stavo comoda, è per questo che la presi a casa di mia mamma. Anche la scrivania è la stessa sulla quale studiavo da ragazza. Bellissima, di ciliegio, un classico intramontabile. Un po' come un tubino nero e un filo di perle. Certo sì, anche due gocce di Chanel… Sulla scrivania mi fanno compagnia anche Crudelia Demon. Regalo di mia figlia: mamma ci somigli! Mi sa che non è un complimento! Un piccolo minerale bellissimo, regalo di mio nipote Lucio Marco e una piccola conchiglia, regalo di mia nipote Demetra: nonna, puoi sentire il mare. L’ho presa in mano e l’ho avvicinata all’orecchio. Ho sentito il mare. Bisogna crederci per sentirlo.
La mia tisana è quasi finita. Ho sentito il mare.
Anche oggi non ho smontato l’albero e tutti gli addobbi sono ancora in giro, lo farò domani. Ho sentito il mare.
Le mie matite, tutte con la punta in su, creano un arcobaleno nel mio portapenne. Ho sentito il mare.
La piccola funicolare di Lisbona, anche lei sulla mia scrivania, mi fa sorridere dei giorni con le mie amiche. Ho sentito il mare.
Porto da parecchi mesi due orologi e ogni tanto mi domandano perché. Raddoppio il tempo. Dopo il primo attimo di stupore la complicità di chi ha posto la domanda mi raggiunge. È un abbraccio e me lo prendo tutto. Ho sentito il mare.
Sentire il mare nelle conchiglie, portare due orologi per raddoppiare il tempo sono il cuore che crede nella vita. E anche se sono su un crinale, e tutto può cambiare nell’attimo sconosciuto, mi prendo la leggerezza dell’esserci ora, la sua delicatezza, l’agilità per restare in bilico. Ho sentito il mare.
Abbi Cura Di te
Luisanda Dell’Aria
Roma 22 gennaio 2023