Si allontanano dalla linea di fuoco… Vogliono abbandonare l’ascolto faticoso, importante, e passano dalla verità alla leggerezza nel soffio di poche parole. Perché? La verità è pesante? Molto spesso lo è
o, a volte, troppo impegnativa. Affrontarla è troppo impegnativo. Gestirla è troppo impegnativo. Così le parole ascoltate le fanno proprie indossandole con naturalezza. E immediatamente sono sollevati. Non chi risponde.
Chi parla ha l’esigenza di farlo. Chi ascolta, invece, ha la necessità di ritrarsi, non è capace di ricevere i dubbi, le incertezze, di vedere i fossi nei quali, di tanto in tanto, si scivola. Vorrebbe prati, papaveri, temperature miti, serenità. Sempre. Andata e ritorno. Ci sono momenti in cui si desidera essere sinceri, rispondere veramente alla domanda Come stai? Non restare dietro un abbastanza bene. Si ha il desiderio di raccontare. Di buttare fuori, sentirsi più leggeri. Io uso la penna. Lei è sempre lì, sempre pronta, sempre in ascolto. A volte le riflessioni sono serene, altre meno, ma sempre sincere, come lei, la penna, lo è con me. I fogli si riempiono, io svuoto il mio secchiello dei pensieri più scomodi. I meno spigolosi però li tengo e continuo a parlarci fino ad allisciarli come il pelo di un gatto ma quando arrivo alla coda devo fermarmi a riflettere, non posso andare oltre. Anche la stanchezza che mi avvolge si alleggerisce e la chemio diventa più leggera. Mi fermo ad ascoltare il silenzio e mi riempio di rumore, quello bello, quello ricco di sapori, al quale non facciamo mai caso, troppo impegnati nell’intransigenza della nostra vita. Il sottofondo lo facciamo sfuggire dalle mani, anzi, dovrei dire dalle orecchie. Eppure è quello che racchiude in se il senso. Lo lasciamo andare, lo trascuriamo. E la domanda Come stai vorrebbe la risposta cercata, quella facile, digeribile…
Il successo lo hanno gli svicolatori di professione, quelli che sono sempre primi attori, che non lasciano mai la scena. Loro sono sempre un po’ più di te.
Ma perché domandano: Come stai?
Abbi Cura Di Te
Luisanda Dell’Aria
Tarquinia 7 luglio 2022
o, a volte, troppo impegnativa. Affrontarla è troppo impegnativo. Gestirla è troppo impegnativo. Così le parole ascoltate le fanno proprie indossandole con naturalezza. E immediatamente sono sollevati. Non chi risponde.
Chi parla ha l’esigenza di farlo. Chi ascolta, invece, ha la necessità di ritrarsi, non è capace di ricevere i dubbi, le incertezze, di vedere i fossi nei quali, di tanto in tanto, si scivola. Vorrebbe prati, papaveri, temperature miti, serenità. Sempre. Andata e ritorno. Ci sono momenti in cui si desidera essere sinceri, rispondere veramente alla domanda Come stai? Non restare dietro un abbastanza bene. Si ha il desiderio di raccontare. Di buttare fuori, sentirsi più leggeri. Io uso la penna. Lei è sempre lì, sempre pronta, sempre in ascolto. A volte le riflessioni sono serene, altre meno, ma sempre sincere, come lei, la penna, lo è con me. I fogli si riempiono, io svuoto il mio secchiello dei pensieri più scomodi. I meno spigolosi però li tengo e continuo a parlarci fino ad allisciarli come il pelo di un gatto ma quando arrivo alla coda devo fermarmi a riflettere, non posso andare oltre. Anche la stanchezza che mi avvolge si alleggerisce e la chemio diventa più leggera. Mi fermo ad ascoltare il silenzio e mi riempio di rumore, quello bello, quello ricco di sapori, al quale non facciamo mai caso, troppo impegnati nell’intransigenza della nostra vita. Il sottofondo lo facciamo sfuggire dalle mani, anzi, dovrei dire dalle orecchie. Eppure è quello che racchiude in se il senso. Lo lasciamo andare, lo trascuriamo. E la domanda Come stai vorrebbe la risposta cercata, quella facile, digeribile…
Il successo lo hanno gli svicolatori di professione, quelli che sono sempre primi attori, che non lasciano mai la scena. Loro sono sempre un po’ più di te.
Ma perché domandano: Come stai?
Abbi Cura Di Te
Luisanda Dell’Aria
Tarquinia 7 luglio 2022