La verità, se esiste, sta sul punto di confine tra credenti e non credenti. Nessuno può vantare il potere o dovrebbe poter vantare il potere di imporre una strada. Le strade devono poter essere scelte. Una legge, una pronuncia, dovrebbero limitarsi a regolamentare un ambito per renderlo più sicuro, più raggiungibile, più rispettabile, più libero. Consentire l’aborto e regolamentarne l’istituto significa prevedere la possibilità di poter effettuare una scelta nella propria libertà, con garanzie di sicurezza e sanitarie. Non impone obblighi, la legge. Non demarca confini. Consente scelte. Le donne devono essere libere di scegliere, nel loro credo e non credo. In un mondo in cui parliamo di laicità con tanta facilità, ci scopriamo leggeri, superficiali e incastrati in antichi schemi che non lasciano scegliere. Non so se è perbenismo, bigottismo, so però che stride con le parole “libera scelta” che dovrebbero esprimere il principio democratico. E non mi permetto di entrare nel merito del fondamento emotivo di una o dell’altra scelta. Mi esprimo nel merito del significato profondo di libertà e diritto alla libertà di scegliere. È per questo che resto attonita e fintamente silenziosa di fronte alla sentenza americana. Non riesco a tenere nel cassetto il mio pensiero anche se so essere divisivo. E così sia! Chi crede, esulterà di gioia, non comprendendo il potere che, nelle mani di alcuni, non rispetta le scelte di altri. Tutto riposto sotto il cappello religioso. E chi non crede… paga pegno! Sono credente, ma questo non limita la mia comprensione e il mio rispetto verso altri credo. Ma soprattutto non limita il mio pensiero in un mondo che di libero, purtroppo spesso, ha molto poco. I diritti le donne se li sono sempre dovuti conquistare con le unghie e con i denti, strappando consensi, nelle situazioni più ambigue, scivolose, sdrucciolevoli dove è facile farsi fare male dalle parole e dai commenti facili. E credo profondamente nel diritto, nella legge, nelle sentenze, che dovrebbero proteggere il diritto alla libertà e la libera espressione di sé stesse nel comune vivere civile. Invece, come in questo caso nella “democratica” America, limitano, obbligano, incardinano, emettono sentenze che incombono e dirottano scelte di vita, di pensiero, di pancia, di emozioni… proponendo un diritto che non rispecchia la realtà. Non mi scandalizzo. Siamo società di ipocriti. Mi rammarico di quanta poca strada la mente umana, pur avendone la possibilità, ha fatto. Ricomincerà la battaglia. Noi donne siamo pronte. Nasciamo pronte!
Luisanda dell’Aria
Roma 30 giugno 2022
Luisanda dell’Aria
Roma 30 giugno 2022